giovedì 27 febbraio 2014

Mosca Club Piacenza Adventures - Apertura in Val d'Aveto, un caldo cappotto.

Primo a sinistra Alessandro Marcheggiani
E così dopo mesi di pausa, trascorsi a realizzare artificiali nella speranza di riuscire ad indovinare il dressing che ti cambia la giornata, si ritorna a bagnare la coda. Il giorno dell’apertura non è un giorno come tutti gli altri, è un giorno speciale, perché si compie un vero e proprio rito, gli occhi sono carichi di speranza e ci si affida alla dea bendata. Nei giorni che precedono si compiono scongiuri affinché le condizioni meteo e i livelli siano ideali e si pensa ai mille luoghi dove potersi recare. Si parte con la solita compagnia di amici in direzione dell’ Aveto genovese, località Rezzoaglio. Ce la prendiamo veramente comoda: partenza ore 07.30, e i kilometri che ci separano vengono percorsi lentamente ammirando la natura che si risveglia in tutto il suo splendore, dopo un inverno nemmeno troppo freddo. Mentre guido, non posso fare a meno di sbirciare i livelli dell’Aveto decisamente buoni e il colore appena velato delle acque. Alessandro mi parla dell’Aveto morto e della difficoltà di raggiungere il greto in questo tratto: in effetti, è facile capire a cosa si riferisce subito dopo aver oltrepassato Ruffinati, quando il fiume stretto dalle montagne a strapiombo disegna una gola profonda e spettacolare. Dopo circa un’ora e mezza di viaggio giungiamo a destinazione, e mentre aspettiamo di ritirare i tesserini segna catture della provincia di Genova si fa colazione dal mitico fornaio del paese. I tempi si dilatano, sembra quasi che non ci sia voglia di andare a pesca e la temperatura all’ombra (-5 C°) ci spinge ulteriormente a rallentare la discesa sul fiume.
Così, andiamo a vedere le condizioni dell’acqua guardando dall’alto
del ponte; scambiamo ancora due chiacchiere e lo spirito goliardico si accende: Matteo viene ripetutamente picchiato, Valerio e Alessandro si appoggiano al guard rail irradiato dal sole alla ricerca di un po’ di calore, Diego fuma il suo sigaro. E’ il momento di dividersi in due gruppi e di decidere dove pescare.
Valerio Diego e Matteo
Alessandro Gnocchi all'azione.
Diego, Matteo, Valerio decidono per l’asta principale dell’Aveto, io ed Alessandro prendiamo il Gramizza a valle del ponte della strada provinciale. Mentre scendiamo lungo il sentiero rimaniamo incantati dalla bellezza della vegetazione: i crocchi rosa in fiore ci accompagnano fin sul greto e subito scorgiamo l’acqua cristallina che sappiamo già essere freddissima. Iniziamo a ninfa: l’acqua corre veloce e i lanci sono difficili a causa dei rami. A volte non riusciamo a ribaltare e ci tocca lanciare a balestra alla ricerca del giusto
 correntino nella speranza che una trotella si immoli. Purtroppo, come ci aspettavamo, nulla si muove: le trote non ci aiutano, ma lo sapevamo. Ci alterniamo spesso durante la pesca e altrettanto spesso cambiamo le nostre imitazioni. Risaliamo lentamente senza successo, nella speranza di scorgere qualche movimento e
intravediamo una fuga improvvisa di una piccola trota impaurita. Poco dopo, arriva una prima telefonata di Matteo che ci comunica che hanno guadato a fatica, seguita dopo una mezz’ora, da una seconda telefonata di Valerio che ci avvisa che non riescono a proseguire, e che una volta tornati alla macchina, si cambieranno. Comunico la notizia ad Alessandro e risaliamo più velocemente fino ad arrivare al di sotto del ponte. Ormai è certo: la fredda giornata odierna ci regalerà un caldo cappotto, così decido di prendere la situazione con la filosofia tipica del pescatore a mosca; tolgo la ninfa ed inizio a lanciare a secca cercando di raggiungere posti improbabili attraverso la vegetazione. Scorgo un sorriso da parte di Alessandro, il quale mi lascia lanciare in tranquillità per un po’ dopodiché si avvicina, chiedendomi di passargli la canna perché due lanci a secca li vuole fare pure lui. Così, una giornata di pesca iniziata in allegria termina con altrettanta allegria, perché mi
Gramizza
Aveto
diverto a fare lo scemo simulando la bollata di qualche trota in seguito ad
un lancio particolarmente ben riuscito. Un fischio richiama la nostra attenzione: i nostri amici ci chiamano dal ponte. Chiudiamo le canne e raggiungiamo l’auto con l’acquolina in bocca provocata dal pensiero delle trofie al pesto che ci attendono al tavolo di un ristorante della zona. Giunti al ristorante, incontriamo il noto Graziano Magrini, costruttore di splendidi morsetti, che riconosce Valerio e ci saluta tutti. A fine pranzo, ci mostra una canna di legno bellissima e oltre alla canna, ci presenta anche una bellezza locale, Liliana, una ragazza che da poco si è appassionata alla pesca a mosca. La giornata si conclude tra i saluti più sinceri e un arrivederci a presto. A presto Aveto, a presto Gramizza, siete incantevoli!

Articolo di Alessandro Marcheggiani


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