mercoledì 28 gennaio 2015

1°CAPITOLO - Come costruire una canna di bambù a modo mio. Articolo di Marco Schiavi

IL BAMBOO
Nome: arundinaria amabilis McClure (più volgarmente detto “del tonchino”, dall’area della Cina da cui proviene)
Esistono tantissime varietà di bamboo, ma quella ritenuta da ca. un secolo la più idonea per tanti motivi (ricca di fibre di potenza, pochi nodi e molto poco “nodosi”, culmi naturalmente abbastanza dritti, dimensioni adatte allo scopo, un bel colore chiaro uniforme che permette eventuali “giochi” sulla colorazione) è proprio l’arundinaria (foto 1 e 2, un culmo prima dello splittaggio; foto 3, fibre di potenza evidenziate dal taglio).
Poiché il culmo intero che viene fornito per il rodmaking è lungo ca. 360 cm, per un più agevole trasporto e stoccaggio lo divido in due parti di ca. 180 cm (dipende dalla posizione dei nodi); normalmente la parte bassa la uso per il butt della canna e la parte alta per il tip (ma qui ci sono varie teorie e opinioni, per cui se volete, sfogatevi su libri ed internet).

Foto 1 - mezzo culmo affiancato a canna fiammata di 7’ 9”

Foto 2 – Nodo

Foro 3 – Fibre di potenza (strato più scuro)

Prima d'iniziare la costruzione si deve scegliere un culmo idoneo in dimensioni e stato (purtroppo alcuni culmi vanno eliminati completamente o in parte a causa di segni non superficiali, macchie o altro).


SPLITTAGGIO DEL CULMO
Prima di procedere, marco con pennarello sia la parte alta e/o bassa del mezzo culmo sia se è destinata al butt o al tip (fate come più vi piace, l’importante è che poi li identifichiate con certezza e l’identificazione sia leggibile fino all’incollaggio della canna).

Divido ogni culmo in sei grossi split utilizzando gli attrezzi della foto 4.


Foto  4 – Attrezzi per divisione del culmo

Foto 5 – Inizio divisione

Foto 6 – divisione del culmo

Foto 7 -  risultato finale dell’operazione

Prima di procedere elimino con una tenaglia ed una molettina abrasiva i nodi interni; nella foto 8 si vede un nodo prima del trattamento e dopo.


Foto 8 – A sinistra esempio di nodo prima del trattamento a destra dopo sua abrasione

Ora divido, in 2 fasi successive, ogni split grande in 2x2=4 split di dimensioni ca. uguali.
Questa è una fase delicata dove serve un minimo di esperienza prima di non dover buttare troppi listelli, ma prima o poi s’impara.  
Agendo su uno dei 2 split del listello che si sta dividendo si può in parte “pilotare” la frattura per mantenerla centrata al listello intero (vedere foto 9). Se la frattura devia leggermente a destra tirare verso l’esterno lo split di sinistra (come in foto 9). 


Foto 9, splittaggio con coltello tenuto in morsa (Notare che il pomolo
del manico è fissato in modo da proteggere la mano destra che spinge il listello)

Il coltello che uso in questa fase non esplica la sua funzione normale di tagliare, ma si sfrutta la sua sottile conicità per “aprire” longitudinalmente le fibre;  l’importante è “dividere” in modo simmetrico gli split, pena avere pessimi risultati (almeno per me) . 
A questo punto, se tutto va bene, da un culmo ottengo 6x4=24 strip di ca. 6-8 mm di larghezza. 
Scegliere i listelli idonei scartando quelli eventualmente splittati male o con segni. E’ bene, prima di procedere, controllare che non ci siano listelli fallati senza evidenze esterne; piego con decisione ogni listello impugnandolo alle estremità (vedere foto successiva) e controllo che non ci siano cedimenti strani nella curvatura ed eventualmente scarto il listello.




Ci sentiamo la prossima settimana per il secondo capitolo.

Marco Schiavi

venerdì 16 gennaio 2015

INTRODUZIONE - Come costruire una canna di bambù a modo mio. Articolo di Marco Schiavi

INTRODUZIONE

Una sera gli amici Andrea e Diego mi hanno chiesto di scrivere un articolo, da inserire nel blog del club, che descriva la costruzione di una canna in bamboo.
Sul momento ero rimasto molto perplesso perché oggi esistono una infinità di fonti che trattano del bamboo rodmaking (libri, siti internet, video, forum ecc.) e quindi aggiungere l’ennesimo manualetto mi sembrava solo ripetitivo e pleonastico.
Poi, ripensandoci ed essendo abbastanza stimolato dalla cosa, mi son detto che qualche ideuzza, abbastanza semplice da attuare anche per uno scarso “meccanico” come me, per eseguire più facilmente e/o con meno fatica alcune fasi l’ho avuta, ma non l’ho mai divulgata (a parte al mio compianto amico Albano/ghost) e quindi questa poteva essere l’occasione buona.
Per quanto riguarda l’impostazione dell’articolo, per non produrre una “cosa” pesante e di fatto ripetitiva, ho deciso di fare ampio uso di fotografie di tutte (o quasi) le fasi costruttive inserendo solo semplici accenni o riferimenti a quelle standard o stranote, mentre ho utilizzato una descrizione decisamente più dettagliata per descrivere quelle fasi che eseguo in modo non canonico o con attrezzature di mia concezione (alcune sono in realtà rielaborazioni di idee prese dalla letteratura che ho modificato/adattato alle mie esigenze e, come già detto, scarse capacità di “meccanico” per autocostruirmele).
La procedura di costruzione di base che utilizzo è quella classica derivata dal libro del Garrison (con attrezzi e idee presi anche da tanti altri successivi emuli) apportando modifiche a quelle fasi per me noiose e/o faticose.

NOTE

Le foto rispecchiano l’esatta sequenza delle varie fasi costruttive che ho adottato da alcuni anni; alcune fasi possono essere eseguite prima o dopo altre, in base alle proprie preferenze.
Le fasi classiche sono descritte sommariamente così come alcune procedure alternative (ben note) non sono riportate o sono solo accennate, dando per scontato che, se necessario, è molto facile documentarsi.
Le fasi in cui utilizzo una procedura o un attrezzo non canonico o non noto sono contrassegnate da un (*) posto accanto al titolo del capitolo.
Le foto sono state fatte durante la costruzione di una canna a 2 mani (non ne avevo mai costruite prima) di 11 piedi e 6 pollici, cava ed in 3 pezzi e mi scuso se alcune non sono il massimo soprattutto a causa dello sfondo che può confondere alcuni dettagli, ma me ne sono accorto solo dopo.

AVVERTENZE

Poiché si utilizzano strumenti potenzialmente pericolosi (frese, lame, fonti di calore ecc.) è bene adottare tutte le precauzioni idonee alla propria sicurezza (guanti, occhiali, mascherine per la povere, aspiratori ecc.); volevo solo rimarcare che lo stesso bamboo splittato (cioè suddiviso in listelli) è pericoloso sia prima che dopo piallatura. Prima della piallatura fare attenzione alle schegge (è un legno altamente fibroso), mentre dopo piallatura si deve fare attenzione agli angoli che sono taglienti quasi quanto un coltello affilato (quindi  attenti a far scorrere le dita nude lungo gli split).  


CHE CANNA COSTRUIRE?

La prima cosa a cui deve pensare un rodmaker (in particolare se hobbista) è quella di decidere che canna costruire.
Alcuni riproducono praticamente solo canne di costruttori famosi e allora oggi è “facile”, basta cercare il taper in un libro o in internet e spesso lo si trova.
Altri (io appartengo a questa categoria) si divertono soprattutto a provare taper di propria ideazione o modificando alcuni famosi cercando di renderli un po' più “moderni”. Per progettare la canna si può procedere ad “occhio”, ma il sistema più semplice è quello di utilizzare uno dei programmi di calcolo scaricabili (di solito gratuitamente) da internet, che danno una valida idea (teorica) dell’azione della canna. Il programma forse più noto è Hexrod che calcola le curve di stress secondo il metodo del Garrison.
Io uso un paio di fogli elettronici che ho sviluppato in Excel utilizzando la teoria dei momenti flettenti per calcolare (sempre teoricamente) sia come si comporta una canna alla flessione con un peso statico applicato al suo tip top sia per trasformare una canna piena in cava (hollowed).
Comunque, una volta progettata e costruita, è normale che una canna nuova debba essere affinata testandola e modificandola seguendo, possibilmente, i suggerimenti di uno o più validi ed esperti amici lanciatori.

Ci sentiamo la prossima settimana per il primo capitolo.

Marco Schiavi

mercoledì 7 gennaio 2015

Mosca Club Piacenza Adventures - Laghi Maddalena

Pausa invernale....per tutti i pescatori a mosca è l'occasione per mettersi al morsetto...così dicono tutti quanti da sempre...pero' 3/4 mesi di stop son lunghi, e io sono uno di quei pescatori che un paio di volte al mese deve "pucciare"  la coda in acqua, altrimenti mi iniziano a prudere le mani e anche la mia salute ne risente...(ottima scusa con la famiglia).
Comunque, per chi come me non sopporta il letargo forzato, spesso le uniche alternative (viste le poche riserve invernali e le eccezionali piogge che rendono impraticabile qualunque acqua corrente) sono i laghetti a pagamento.
Già qui i pam si dividono...c'e' chi dice che non gli piacciono e non ci va , chi ha provato qualche volta e ha mollato, chi non ci va ma non ha neanche mai provato ad andarci, chi va praticamente solo in laghetto...?..... e chi ogni tanto va e si diverte........vabbè, il mondo è bello perché è vario,  e sono tutte decisioni comprensibili e rispettabili, anche se a me da piccolo han sempre detto: ”Assaggialo prima, altrimenti come fai a dire che non ti piace?”.
  L' acqua ferma, il caos, sicuramente non piacciono a nessuno....esiste però lago e lago.
Sono già passati 4 o 5 anni dalla nostra prima al Maddalena. Mi ricordo ancora: io, Matteo e Alessandro; ci fu consigliato non ricordo da chi....da allora appena si riesce ci si torna, e per me oggi è il miglior lago da mosca che abbiamo a distanze non siderali (Piacenza - Tortona, in max 1 oretta ci sei). Cercherò di spiegarvi il perchè:
Puoi fare no kill a 15 € per tutto il giorno, il lago è molto bello, acqua pulita (anche se ultimamente un po' altina...ehm) e il servizio impeccabile. Mai troppa gente , tanti pam locali che sono diventati nostri amici con i quali ci si prende per il culo tutto il giorno e si ride tanto, pesci molto belli ed enormi...tutti enormi. Il lago che  dall'alto sembra uno solo è in realtà diviso in due parti: la parte più estesa  (con trote piccole) e la parte più piccola (con le grosse, dove andiamo noi). Quindi son tutte grosse perchè ci sono solo loro, non perchè siamo fortunati noi...pesci bellissimi, ad oggi tutte iridee dai 3 kg a salire fino a 8/9 kg  (fino a qualche anno fa c’erano anche fario della stessa pezzatura) e poi alcuni lucci da record ben oltre i 10 kg.
Maurizio,  col quad,  vigila che il no kill sia fatto ad arte quindi amo senza ardiglione e tassativamente non toccare il pesce per slamarlo...come dargli torto...e se hai fame o sete ti porta tutto lui a bordo lago anche se il bar adiacente offre tutte le comodità del caso tra le quali spiccano gli impagabili aperitivi dopo pesca. Le sponde consentono di lanciare sia in froller che in over head più o meno dappertutto. Attrezzatura consigliata: canne da 9 / 10/ 11 piedi per code 7/8/9...le tipiche canne da laghetto, anche se io uso una 9 piedi coda 9 da sempre...qualcuno va anche con la switch o la due mani..quindi qua si sale sia di lunghezza che di coda. Meglio evitare attrezzature troppo light: i pesci sono veramente indiavolati, tirano da matti , roba da non credere, bisogna provare per capire cosa intendo...ma veniamo alla pesca. Non è un posto facile. Se volete prendere almeno 20 pesci ogni volta perchè pagate e siete abituarti così non è il vostro posto. State a casa. Nelle belle giornate si fanno dai 10 pesci in su...il mio massimo è 13 tre anni fa...mai più successo. Mediamente vi dico che nelle ultime uscite noi del Mosca Club si va dai 3/4 ai 7/8 pesci...e va bene così  perché il cappotto come anche il giorno da 15 pesci è comunque sempre possibile. Se vi piace capire ogni giorno quale sarà lo streamer giusto e a che profondità staziona il pesce, come mangiano e quale recupero funziona di più , .... allora il lago fa per voi...ogni giorno davvero fa storia a sé...nero, rosa, bianco , marrone, arancio,  giallo  o verde, coniglio o marabou......boh ognuno prende con i suoi streamer,  anche se ultimamente mi da una certa continuità lo zonker di coniglio nero non troppo grande con qualche fibra brillante e corpo verde...ma è solo perchè lo uso di più...si cattura sia con coda galleggiante che con slow o fast...ogni giorno è una sfida ed è per questo che lo adoro. Non c'e' mai nulla di scontato o banale...a parte la straordinaria difesa di questi pesci che ti obbliga ad usare tip del 25 o giù di lì...io uso il 24, alcuni il 30...non cambia molto. Quindi se vi prudono le mani e volete cimentarvi in un lago tranquillo, (a volte ci sono 10 persone e basta) ,  con solo trote oversize e che vi metterà comunque sempre a dura prova siete i benvenuti. Se ritenete che per prendere in laghetto basta lanciare qualunque cosa e recuperarla e pretendete di andare in doppia cifra sempre e comunque...ripeto ,cambiate meta.

Articolo di Elia Lavezzi





















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